LE MUMMIE
di Roccapelago
di Roccapelago
Ascrivibili al XVI-XVIII secolo
Le Mummie
Corpi inumati e mummificati naturalmente
Il Museo
Reperti e resti umani
Aperture
GENNAIO - MAGGIO
sabato 15.00 - 17.00
GIUGNO - LUGLIO
sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 16.00 - 19.00
AGOSTO
tutti i giorni 10.30 - 12.30 e 16.00 19.00
OTTOBRE - DICEMBRE
sabato 15.00 - 17.00
Aperture straordinarie su prenotazione
334-3470940
IL RITROVAMENTO
dalla scoperta agli studi antropologici
dalla scoperta agli studi antropologici
In occasione dei lavori di recupero e consolidamento condotti sulle strutture della Chiesa parrocchiale della Conversione di S. Paolo di Roccapelago a Pievepelago (MO), tra ottobre 2009 e marzo 2011 sono stati effettuati scavi archeologici che hanno riportato in luce i resti della rocca medievale, della chiesa preesistente, diverse sepolture e una cripta con molti corpi mummificati. Le indagini archeologiche, finanziate dalla Fondazione cassa di Risparmio di Modena, sono state condotte sul campo da Barbara Vernia, coadiuvata dagli antropologi Vania Milani e Mirko Traversari, che hanno operato sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna.
Ai resti della Rocca, databili tra il XIII ed il XIV secolo, appartenuta ai Montegarullo una delle più potenti famiglie del Frignano, si sovrappose nel XVI secolo, forse a seguito di un terremoto che danneggiò il fortilizio, una piccola chiesa con orientamento liturgico, che sfruttò l’interrato della rocca per ricavarvi una cripta cimiteriale. Con l’ampliamento della chiesa tra il XVII ed XVIII secolo, la cripta continuò ad essere utilizzata per le sepolture fino alla fine del XVIII con l’attivazione del cimitero all’esterno della chiesa nel 1786. La cripta fu in seguito riempita di macerie e della sua esistenza non si conservò più memoria.
Il rinvenimento più importante è senza dubbio il recupero dalla cripta di circa una sessantina di mummie, frutto di un processo di mummificazione casuale. È un caso piuttosto raro nell’Italia settentrionale. Non si tratta, come spesso accade, della mummificazione volontaria di un gruppo sociale (monaci, beati, membri di famiglie illustri), ma della conservazione naturale (dovuta a particolari condizioni microclimatiche) di un’intera comunità, qui sepolta tra la seconda metà del XVI secolo e il XVIII secolo.
La cripta ha restituito complessivamente circa 281 sepolture fra infanti, bambini e adulti, parte dei quali rinvenuti mummificati. Si tratta di mummie naturali che presentano ancora pelle, tendini e capelli, e che sono state deposte all’interno dell'ambiente in un sacco o sudario, una sull’altra, vestite con tunica e calze pesanti.
Il loro recupero è stato possibile grazie alla efficace cooperazione
in cantiere di archeologici e antropologi che hanno permesso di
recuperare i corpi nella loro connessione anatomica e riporli su
supporti rigidi per poterli trasferire presso il Laboratorio di
Antropologia di Ravenna, diretto da Giorgio Gruppioni del
Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni
Culturali – Università degli Studi di Bologna. Le indagini
antropologiche offriranno straordinarie possibilità di studio sullo
stato di salute, l’alimentazione, il tipo di lavoro, i rapporti di
parentela, le caratteristiche genetiche, ma anche sugli aspetti
legati alla religiosità e alla devozione. Lo scavo ha restituito
numerosi oggetti, quali medagliette, crocifissi, rosari e una
quantità davvero considerevole di tessuti, pizzi e cuffie relativi
agli indumenti e ai sudari che avvolgevano i defunti.
Per lo studio e la valorizzazione dei tessuti la Soprintendenza per i Beni Archeologici ha ottenuto la collaborazione dei Musei Civici di Modena, dove sono conservate importanti raccolte di questi materiali, dell’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna, che ha promosso in questi anni lo studio e la valorizzazione delle raccolte storiche dei tessuti, della Fondazione Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale di Torino per il loro restauro.
Per lo studio e la valorizzazione dei tessuti la Soprintendenza per i Beni Archeologici ha ottenuto la collaborazione dei Musei Civici di Modena, dove sono conservate importanti raccolte di questi materiali, dell’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna, che ha promosso in questi anni lo studio e la valorizzazione delle raccolte storiche dei tessuti, della Fondazione Centro Conservazione e Restauro della Venaria Reale di Torino per il loro restauro.