Giovanni Sercambi - Roccapelago

Vai ai contenuti
GIOVANNI SERCAMBI
Croniche de la Roccha a Pelago

Giornalista ante litteram, letterato (1348-1424)
GIOVANNI SERCAMBI
Giornalista ante litteram, letterato 1348-1424

Le sue "Croniche" (l'originale è conservato nell'Archivio di stato di Lucca) rappresentano un documento di eccezionale freschezza narrativa, corredato da centinaia di eccezionali miniature medievali. Sercambi, mercante lucchese figlio del notaio Iacopo di Ser Cambio di Massarosa, fu un giornalista ante-litteram capace di raccontare con efficacia le vicende politiche e belliche dello stato di Lucca. Di mestiere fu speziale, ma dedicò gran parte delle proprie energie alla vita politica, sostenendo dal 1392 come Anziano la signoria dei Guinigi e divenendo anche fidato consigliere di Paolo. Di lui ci restano le stesure di veri e propri programmi politici, ma soprattutto sono di assoluto rilievo storico le sue "Croniche delle cose di Lucca" che abbracciano l' epoca dal 1164 al 1424, fornendoci dettagli di grande importanza storica, una delle maggiori fonti per la storia della Toscana del tardo medioevo.
Di Sercambi si ricorda anche la raccolta di 155 "Novelle" di stampo boccaccesco, che si fingono raccontate in giornate durante la peste del 1374. Il corpo del politico letterato lucchese fu sepolto nella chiesa di S. Matteo.

Le illustrazioni e il racconto degli eventi accaduti a Roccapelago e nel Frignano nell'ultimo decennio del XIV secolo sono tratti dalla cronica di Giovanni Sercambi. Nel novembre del 1392 Obizzo da Montegarullo si ribella al marchese di Ferrara e conquista alcune terre del Frignano: Fiumalbo, Fanano e Riolunato chiedono a Lucca aiuti militari che non vengono negati. Lanno successivo lo stesso marchese di Ferrara invia richiesta di soccorso per domare la rivolta di Obizzo e il 27 agosto Lucca manda un contingente di fanti e cavalieri agli ordini di quattro capitani di cui uno è Giovanni Sercambi. Le milizie salgono in armi a San Pellegrino e scendono a Roccapelago che cingono d'assedio, ma senza ottenere risultati. Intanto i Lucchesi conquistano Pievepelago, Sant'Andrea, Flamignatico, e Vaglio e sottopongono gli assediati di Rocca a frequenti attacchi sempre respinti con determinazione. Roccapelago non è domata con le armi, anche grazie alla sua posizione strategica, tuttavia, per evitare altre perdite e ulteriori danni, scende a patti e si consegna ai Lucchesi previo pagamento di 1700 fiorini d'oro: solo allora viene occupata da una guarnigione nemica.
Nell'estate dell'anno successo scoppia un dissidio tra Lancillotto e Gaspare Montecuccoli. Mentre il secondo parteggia per Lucca, il primo si allea con Obizzo. Nel febbraio del 1396, proprio quando le abbondanti nevicate bloccavano i valichi, con un colpo di mano, Obizzo e Lancillotto, sostenuti dagli abitanti del luogo, riprendono Roccapelago invano difesa da un esiguo gruppo di soldati lucchesi.
Più tardi Lucca organizza una seconda spedizione e, senza indugi, distrugge Pievepelago, Sant'Andrea, Flamignatico, Monte Castagnaro: la guerra reca ovunque morte, deportazioni, rovine. Il grano ormai maturo viene in più posti guastato con falce fienaie appositamente portate da Lucca. La Rocchicciola, Barigazzo, Castellino non se la sentono di affrontare morte e distruzione e si arrendono senza combattere.
Intanto tra Obizzo e Lucca viene sottoscritta una tregua, fino al 15 gennaio 1398, durante la quale, comunque si verificano sconfinamenti e ruberie. L'intervento diplomatico di Firenze prolunga per un anno la tregua che tuttavia non conduce ad una pace definitiva. A Lucca si teme Obizzo; lo stesso Sercambi non nasconde la sua diffidenza verso i Montegarullo e ammonisce i concittadini a guardarsene. Scrive, infatti: " Nota a te, Luccha, posto che Opizo e Baccilieri siano ora in triegua techo per un anno, nondimeno loro, come persone che pogo tengono fede né lealtà, quando vedessero il bello, quella romperanno. E pertanto sempre starai avizato con loro, fino che la triegua dura; e finita, venendo a guerra vigorosamente quella farai… ". (S. Bongi, Le Croniche di G. Sercambi lucchese, vol. II, Lucca 1892 p. 128).
L'imparzialità che si chiede allo storico, in questo caso è difficile pretenderla dal Sercambi che è ostile a Obizzo. Né ci soddisfano certi successivi scritti di parte estense che delineano a tinte fosche la figura di Obizzo alimentando leggende e pregiudizi popolari. Sembra proprio aver ragione chi afferma che la storia di Obizzo e della sua famiglia deve essere ancora scritta con obiettività e completezza.
Non si vuole per questo sminuire il valore della Cronica del Sercambi. Essa rimane un'opera di fondamentale importanza per gli storici e gli. In essa vengono narrate le vicende di Lucca dal 1164 all'aprile del 1400; vi sono riportati in prevalenza fatti d'armi, esecuzioni capitali, ma talvolta si dà spazio anche ad argomenti sociali ed economici, a considerazioni di carattere morale e religioso, agli aspetti della vita quotidiana, elementi che illustrano la società del tempo e suscitano molte curiosità.
COME OPIZO DA MONTECHARUGLI TOLSE MOLTE
TERRE AL MARCHESE DI FERRARA

E perché l'opera nostra sia a compimento descricto le parti che tocchano al comune di Luccha, e però si dicie che l'anno di mille .CCCLXXXXII. del mese di novembre, Opizo da Montecarugli del Frignano si ribellòe dal marchese di Ferrara, e cominciòli a tollere moltissime terre, fralle quali furono il Vazzale, Montecastagnaro, Montegrecti, Roncho, Dischagla e Aquaria e molte altre; e era aconcio per acquistare dell'altre. Di che vedendo ciò quelli da Fanano et quelli da Fiumalbo e da Rivolunata, nimici del dicto Opizo, chome lui avea preso tante terre et che multiplicava, forte dubitando del dicto Opizo che a loro non nocesse per la nimicitia sua, ordinònno di mandare al comune di Luccha uno imbasciadore per parte di tucte quelle terre. Et diliberato venne alla ciptà di Luccha ser Francesco da Fiumalbo per imbasciatore. Il quale, oltra le molte cose che disse in nella sua imbasciata, si funno che loro sempre si tennero esser servitori del comune di Luccha, et in cazo che 'l marchese di Ferrara non prosperegiasse in Frignano, che loro intentione era che il comune di Luccha fusse loro signore et maggiore; et im quanto il marcheze si mantenesse in signoria, che non si voleano partire da loro signore, ma bene voleano essere sempre alla difesa et honore di Luccha.
Apresso chiese il dicto imbasciadore che piacesse al comune di Luccha concedere a quelle comunità la tracta di cinquanta carra di vino, pagando la debita gabella et quello comprare del nostro terreno; e che si concedesse loro che il loro bestiame potesse essere essere conducto in nel terreno di Luccha e di quinde poterlo riconducere sensa alcuna gabella. Ultimo, per poter riparare alla malvagità del dicto Opizo, che a loro si concedesse in aiuto in fine in cento fanti. Dichè, comsiderando che il dicto Opizo sempre fu nimico di Luccha et che molti danni avea già facti al comune di Luccha, e vedendo quanto lui prospereggiava, e questo potea essere molto danno a Luccha, si diliberò per li Antiani et per lo comsiglio di Luccha, che a' predicti fusse facto quello che in nella imbasciata del dicto imbasciatore si contenea.
E preso pensieri che al servigio di tali terre si mandasse la brigata chiesta per lo dicto imbasciadore, s'ordinò che per guida et capo di tali genti andasse uno sofficiente capitano et capo di loro. E così diliberato fu electo per chapitano et guida Agustino Avogadri di Luccha; il quale andò et dimorò in quelle parti a difesa di quel paeze, im fine a dì .XV. sectembre in 1393; et molte cose fecie, le quali non sono necessarie a scrivere, ma tanto si dicie che vi s'aquistò honore.


COME LO MARCHEZE DI FERRARA MANDO'
LECTORE A LUCCHA

Avendo il marcheze di Ferrara perduto molte terre, chome di sopra si contiene, et quelle avea tolte Opizo da Montecarugli diliberò il comsiglio del dicto marcheze che si scrivesse a Luccha di dare aiuto in quello potea, et simile si comandasse a quelli da Montecucori, cioè ad Alberguccio et Nicolò, figluoli di messer Valdiserra e a Lancilocto figluolo di messer Corsino e a Guaspari del Frignano, che facessero guerra al dicto Opizo.
E fe' il consiglo del marcheze preghiere al comune di Firenza che di Opizo non s'impaciasse. Li quali comune di Luccha e collegio, avendo ricevuto molti servigi dal dicto marcheze e molti diservigi dal dicto Opizo, e vedendo esser venuto il tempo che delle ingiurie ricevute si potea il comune vendicare, et meritare il dicto marcheze de' servigii facti, si dispuose il comune di Luccha a servire di tucto ciò che potea. E quelli gentili homini del Frignano simile a ubidire il comandamento facto. E il comune di Firenza a non impacciarsi della guerra avea Opizo con marcheze. E avuto risposta di tutto ordinò il comsiglio del marchese mandare hoste contra il dicto Obizo, e mandòvi colle sue brigate uno capitano nome Ravagese da Bolongna.


COME LO COMUNE DI LUCCHA MANDO' L'OSTE
ADOSSO A OPIZO DA MONTECARUGLI

Vedendo il comune di Luccha disposto ogni uno al disfaccimento del dicto Opizo, ordinò il colleggio e 'l comsiglio di Luccha mandare esercito d'oste contra il dicto Opizo; e a di .XXVII. d'ogosto di 1393 ordinò il collegio e 'l comsiglio che cavalcassero moltitudine di fanti da piè e alcuni da cavallo, così soldati come di cerne di contado. Alle quali brigate funno atribuiti quatro capitani, de' quali l'uno fu ser Iohanni da Castillioni, l'altro Nicolao da Berla Guinigi, Iohanni Sercambi et Iohanni Sernicolai di Luccha. Li quali capitani così electi a loro fu dato piena balya, merum et mistum imperium.
Et essendo tali electi, fu comandato al dicto Iohanni Sercambi et Iohanni Sernicolai che cavalcassero e a loro fu data alquanta pecunia & che tali denari si stribuissero, segondo che a loro era stato imposto. E così si partirono di Luccha a tardi e cavalcòro la sera al Borgo a Mozzano sopra lo giovedì, la mactina per tempo, facendo le mostre delle brigate. E ordinato quello doveano fare, l'uno de' dictiIohanniandò più su verso Garfagnana per ordinare le altre brigate, e l'altro steo fine al sabato al Borgo. E il sabato cavalchò ser Iohanni et Nicolao con quella gente era ordinata da cavallo, e giunti al Borgo cavalcòrno verso Gallicano, e quine trovaron gran parte delle brigate del contado raunate, et di quine cavalcando a Castelnuovo con tucte le brigate da sera. E facta la mostra e dato a ciascuno denari, e l'ordine dato delle bestie e dell'armadure et victuagle e pogo dormito. Avendo prima preso l'alpeacciò che la via non potesse essere tolta né occupata.


COME LE GENTI DI LUCCHA CAMINANO SU A
SAM PELLEGRINO DELL'ALPE

In sul mactino dato il sengno e sonato a ricolta, ciascuno si trasse verso il monte di Santo Pellegrino dell'alpe. E così s'andò di nocte quazi tucta quella via, e im sul levare del sole, giunta la brigata e' capitani e tucto careaggio a Santo Pellegrino dell'alpe, e facto celebrare una messa a Dio, ongnuno cavalcò tanto che giunsero alla boccha del Fornello. E quine sposati per rimfrescare, e alcuno per dare alla fatica alquanto riposo et per ordinare le brigate, et mentre che tal cosa s'ordinava, chi mangiava, chi s'aconciava d'arme, chi provedea a' passi, non perdendo tempo.


COME LA GENTE DI LUCCHA ANNO FACTO LE SCHIERE
E CAMMINANO VERSO LA ROCCHA A PELAGO

Li capitani ordinaro la prima brigata con alcuni capi et gente buona d'arme la quale andasse bene avizata e armata. E così fu facto. Doppo questo fussero tucte bestie da soma et carreaggio colle quali andò uno de' dicti capitani. Appresso un'altra brigata bene in punto. Ultimo quelli da cavallo con alquanti da piè, e co loro lo resto de' capitani colle loro brigate et colla bandiera del populo di Luccha. E così ordinati i predicti capitani, si calòno giù dell'alpe, e tanto caminòno che prima che fusse vespro si trovonno alla Roccha a Pelago. Et come Nieri figluolo d'Opizo soprascripto, il quale era in nella Roccha co' suoi e alquanti suoi amici, viddero le brigate di Luccha in sulla piaggia di prezente còrseno fuori della dicta Roccha, e missero fuoco in nel borgo della dicta Roccha, e tucto arse, excepto che una casa la quale dapoi per li homini di Luccha arsa fu.


COME LA BRIGATA DI LUCCHA E' GIUNTA ALLA
ROCCHA A PELAGO

E mentre che le brigate giungeano e allogiavansi scaramucciando, e avendo i dicti capitani data la bandiera del populo a Monbiliardo alamanno, soldato et capo di lancie di Luccha per banderaio.
E in el primo assaltamento, la sera, il dicto fu percosso d'uno veretone in nell'anima d'acciaio, il quale, discorrendo giù, percosse in nella pansiera in nel corpo; la quale pogo valse, chè il dicto veretone passò fine alle budella, per lo qual colpo morìo a du giorni, e di lui fu molto danno, però che era valentissimo homo.
E fu la sera che dare et che torre, e molti funno feriti dall'una parte e dell'altra, ma poghi di quelli della Roccha. E così la sera venne e ugnuno si brigò d'aconciare facendo grandissimi fuochi, però che il tempo e l'aire il dava. E per quella nocte si steo a buona guardia.


COME LUCCHA EBBE LO CASTELLO DELLA
PIEVE A PELAGO

Avendo messo l'oste alla Roccha a Pelagho, e quine dirizzato trabucchi e mangani e molti hedificii da combactere, dando ogni dì una o più bactagle, in nelle quali molti ne funno feriti, e così seguìa di giorno in giorno e stando in tale maniera si die' al comune di Luccha il castello della Pieve a Pelago e quello fornito.


COME LUCCHA EBBE SANTO ANDREA

Apresso, dubitando quelli del castello di Santo Andrea che i Lucchesi non cavalcassero là, diliberònno ardere tucte le case et capanne che erano di fuori dalla terra. E mentre che tali case et capanne ardeano, il vento portò il fuocho dentro della terra et quella arse. E allora, così arsi, il dicto castello di Santo Andrea si die' al comune di Luccha.


COME LUCCHA EBBE FIUMIGNATICO

Doppo alcuni giorni, avendo sentimento chome il castello di Fiumignatico s'are' per bactagla, diliberònno i dicti capitani che du de' dicti capitani cavalcassero al dicto castello com brigate. E così cavalcàro, rimanendo sempre il campo fermo alla Roccha, al dicto Fiumignatico e quello, sensa combactere, al comune di Luccha si die', e quello si fornìo per Luccha.
Apresso, pensando di più oltre andare, fu per per la gente del marcheze preso il Vézale e alcuni altri castelli che Opizo avea tolto. E mentre che tale hoste restava alla Roccha, cavalcò uno de' dicti capitani con brigata di Luccha al castello di Vagli, e quine colle genti del marcheze et con quelle da Montecucoli si puose campo intorno al dicto castello.
E apresso ad alcuni dì, per alcuno sentimento ebbe il campo della Roccha li altri tre capitani mandònno per lo quarto capitano e per la brigata. Di che il predicto capitano colle brigate di Luccha cavalcò alla Roccha, lassando a Vagli la gente del marcheze et quella da Montecucoli, li quali erano quelli del marcheze circa fanti cento, e quelli da Montecucoli circa.CCC. E giunto al campo e avuto sentimento che il dicto Nieri si volea dare con certi pacti, li quali praticati si mandònno notati a Luccha.


COME MORIO LO VESCOVO IOHANNI IN LUCCHA,
E COME FU ELECTO IL VESCOVO NICOLAO DI LAZZARI GUINIGI

E mentre che tale stanza si facea alla dicta Roccha, quazi a mezzo sectembre dicto anno, morìo il vescovo Iohanni, vescovo et ciptadino di Luccha.
E per li calonaci et capitolo di san Martino di Luccha fu facto electione et vescovo il figluolo di Lazzari di Nicolao Guinigi, lo quale fu tintolato vescovo Nicolao et comfermato fu per papa Bonifatio nono, non avendo il dicto vescovo, il tempo che fu electo, alcuno ordine sacro.


COME S'EBBE LA ROCCHA A PELAGO

Dimorato alquanti giorni, sempre combactendo la Rocchain più maniere e venuto a' pacti, quella al comune di Luccha si die' con dovere avere dal comune di Luccha fiorini .MVII.c d'oro tra più persone, chome in ne' pacti si contiene. E quella si fornìo per lo comune di Luccha a di .XXV. septembre in 1393.
Avuta la Roccha a Pelago, et quella fornita di gente e di ciò che bizognava per dare compimento alla faccenda, essendosi partito Nicolao Guinigi, per difecto li venne, e venutovi Nicolao Cechorini di Poggio in suo luogo, deliberònno i dicti capitani che il dicto Nicolao Cecchorini rimanesse alla guardia della Roccha e li altri cavalcassero a prendere delle altre castella. E così deliberato, li altri tre capitani colle brigate cavalcaron verso il castello di Vagli. E non funno dilungati uno miglio, che il dictoNicolao Cechorini uscìo dalla Roccha a Pelago, dicendo : io non voglio rimanere, anti ne voglio andare a Luccha; et così li altri tre capitani rimasero a fare l'onore di Luccha.


COME LUCCHA EBBE LO CASTELLO DI VAGLI

Giunti a Vagli e messo campo, dando il guasto intorno, et combactendolo con trabucchi, bombarde & balestra, doppo molte bactagle et morti e feriti, il dicto castello al comune di Luccha si die', a dì .VII. octobre dicto anno. E il giorno che tal castello  si fu dato, ritornò al campo il dicto Nicolao Cechorini, il quale da' signori e dal comsiglio avea ricevuto della sua partenza pogo honore. E però lo fenno ritornare. E fornito il dicto castello, il dicto Nicolao ritornò alla Roccha a Pelago,  e li altri capitani colle brigate cavalcaron, parte a Monzone et quello arseno ; e dapoi tucti insieme, colle brigate del marcheze e con quelle da Montecucori, si cavalcò verso il monte di Opizo : e quello d'intorno s'arse, combattendolo. E posto campo,  socto speranza delle promissioni che avea facto lo capitano del marcheze, che quine sere' fornito il campo di victuagla, armadura et cose bizognevoli, però che da Luccha là non si poteano mandare; e vedendo i capitani di Luccha che quine non era  aparecchiato né careaggio, armadura, né vivande, né genti, & che tucto il dì e la nocte altro che castagne, che in sulli alberi erano, alcuno delle brigate non mangiò, deliberònno taglare le vingne e le selve e ardere tucto strame e  dare il guasto, e tornarsi a dirieto, essendosi schuzati al capitano del marcheze, lui schuzandosi non potere fornire il campo. E deliberato questo, la nocte si die' il guasto di tucto ciò che vi si trovò. E la mactina ogni persona si tornò verso  la Roccha a Pelago. E giunti alla Roccha e ordinato tucto ciò che facea mestieri, lassandovi buona guardia, i dicti capitani tornoron verso Luccha a dì .XV. octobre 1393, avendo lassate le terre acquistate al marcheze di Ferrara, salvo che la Roccha,  la quale si fornìo per lo comune di Luccha.
Tornati a Luccha i capitani e narrato quello bizognava alla guardia e difesa della Roccha a Pelago, fu ordinato che quella si fortificasse di muro, et cosìe si fe'. E ordinòsi che in quella stessero du castellani con alquanti compagni e una bandiera  di balestrieri; e così si seguìo alquanto tempo. Da poi s'ordinò, per meno spesa di comune, che vi si mandasse du castellani con alquanti sergenti, senza starvi alcuna bandiera da piè. E così s'ordinò e male ne intervenne chome potrete  udire innanti. E im questo modo si guardava la Roccha a Pelago per lo comune di Luccha, e molto fructo ne seguìo mentre che il comune la tenne.


COME VENNERO LECTORE A LUCCHA & A PISA
DELLA PREZURA DI GUASPARI DA MONTECUCORI

La carità e amore aquistato verso quelli gentili homini da Montecuccori di Frignano mi muove a dovere narrare che l'anno 1394 del mese di luglio, chome tra Lacilocto di messer Corsino et Guaspari da Montecucori, naque discordia per certe castella prese  et tolte al marcheze di Ferrara. Il dicto Guaspari preso fu da dicto Lancilocto in nel castello di Somese, prezente Alberguccio di messer Valdissera da Montecucori. Per la qual prezura fu per Nicolao fratello del dicto Alberguccio et madonna Orsina sorella  del dicto Guaspari, scripto al comune di Luccha e a messer Iacopo d'Appiano di Pisa come loro amici, la prezura facta in nella persona del dicto Guaspari per lo dicto Lancilocto, racomandandosi molto. Avuto i signori di Luccha tale imbasciata et vedendo  in nel pericolo che la casa da Montecucori incorrea diliberònno i signori e 'l consiglio mandare imbasciadore là. Et trovònno Iohanni Sercambi di Luccha, col quale andasse Lunardo di maestro Nicola da Castelnuovo et ser Iacopo Bertolini da Castiglioni.  E il dicto messere Iacopo d'Appiano, doppo la partita del dicto Iohanni, Lunardo e ser Iacopo, mandò per la dicta cagione ser Paulo d'Arezzo, col quale andò Borghese Locti da Castelnuovo.


COME GUASPARI DA MONTECUCORI
FU CAVATO DI PREGIONE

E questi, andati in diversi tempi, doppo molte pratiche e pericoli occorsi, il predicto Guaspari fu libero dalle pregioni di Lancilocto... Et così funno contenti i decti gentili homini e tucte loro brigate. E acciò che si sappia quali funno le castella  che il comune di Luccha prese in guardia vi si dicie che fu Monteforti, Gaya, Montecucori et Somese. L'altre rimasero apresso di loro, come fu Monterastelli, Corongno, Lariva, Montespecchio e molte altre. E da poi, non volendo fare il dicto Lancilocto  quello che il comune di Luccha volea et che parea fusse giusto, e più volte avendo voluto, quelle castella tollere delle mani del comune di Luccha e volendo fare quello era suo piacere, e non volendo ristituire li denari che s'erano spesi in nella  guardia di tali fortezze e altri denari che il comune di Luccha li avea prestati, le predicte castella cioè Montecucori, Gaya e Monteforti si dienno a Guaspari; et al dicto Lancilocto rimase Somese e Monterstelli e Corongno. E fu facto nimico di Luccha  sensa colpa del comune do Luccha.


CHOME OPIZO DA MONTECHARUGLI TOLSE A LUCCHA
LA ROCCHA A PELAGO

Essendo facto nimicho del comune di Luccha Lancilocto di messer Corsino da Montecuccori, senza colpe di comune, il predicto Lancilocto s'accostò con Opizo da Montecarugli l'anno di 1396 del mese di ferraio. Opizo, insieme con dicto Lancilocto, essendo  l'alpi piene di nieve, et essendo castellani per lo comune di Luccha in nella Roccha a Pelago Pasquino da Controni et Nicolao Moni da Gallicano con alquanti sergenti, i predicti Opizo et Lancilocto per alcuni terrieri funno messi in nella terra, cioè  di fuori delle fortezze della Roccha a Pelago, e in alcune case con alquanti loro amici si nascosero.
E quando viddero che della Roccha erano usciti alquanti sergenti e che uno de' castellani era fuori della fortezza, il predicto Opizo et Lanciloto, sforsando il portonaio co' balestrieri avea, entrò dentro dal palagio de la fortezza, per tal modo che  quella ebbe e tolsela al comune di Luccha. Vedendo alcuno sergente questo facto, misse fuocho in nella amonitione della ramatura, in tal modo che 'l palagio e l'aminitione arse; et quelli sergenti che poteono uscire fuori, fuggitteno; e quelli rimaseno,  funno prigioni. Avendo il comune di Luccha ciò sentito, subito comandate le cerne, pensando si potesse la torre tenere, e cavalcato fino a Santo Pellegrino dell'alpe con numero grande di fanti et persone, com pale che spalavano la nieve, e non potendo  valicare l'alpe per la fortuna del tempo et della nieve, funno costretti ritornate a rieto. E posto che fusseno potuti andare, niente valea, però che la torre non si tenne una hora, sì che indarno vi s'andava. E come il comune di Luccha perdeo tristemente  la dicta Roccha, che con gran faticha e molta spesa s'era conquistata.


CHOME LO COMUNE DI LUCCHA MANDO' HOSTE
CONTRA OPIZO DA MONTECARUGLI
ET CONTRA LANCILOCTO DA MONTECHUCORI

Ora torneremo alle faccende di Luccha e diremo: o Opizo da Montecharugli, pensavi tu che il comune di Luccha dormisse, che non s'accorgesse che doppo del tradimento della Roccha a Pelago cerchavi prender prigioni, e coi nimici di Luccha acostasti per  far più male? E ben dovevi sapere quanto il comune di Luccha altra volta ti tolse per forza, e quanto ti parve duro il danno che ricevesti; posto che poi il marcheze di Ferrara gran parte delle terre ti rendesse, non dovei però tanto il comune di  Luccha avere a vile. Ma, come pocho savio et pocho amico de' tuoi soctoposti, aconsentisti a tali ordinamenti, però che Luccha non dorme. Et però, acciò che per li tempi che aranno a venire si manifesti la tua stoltitia, si dicie che del mese  di giungno di 1396, volendo il comune di Luccha vendicarsi della 'ngiuria che Opizo e Lancilocto del Frignano aveano facto di tollere la Roccha a Pelago e delli altri ordinamenti, ordinò il collegio delli antiani e 'l comsiglio che contra i dicti si  mandasse hoste con tucte le cerni, e gente da cavallo e com falci fienaie, acciò che a tucto il grano che era in su campi si desse il guasto, e ordinònno che di tali brigate fusseno capitani, con autorità piena, Iohanni di Chello di Poggio, Iohanni  Sernicolai, Agustino Avogadri, e co loro insieme andasse lo capitano del contado di Luccha, nominato chonte Iovacchino da Mutigliano, li quali così electi cavalcarono. E prima giungendo alla Roccha a Pelago, a quella si die' il guasto del grano; e  perché Opizo avea dubitanza della Pieve a Pelago, quella avea facta disfare, nondimeno a quella si die' il guasto del grano.


CHOME FU TAGLIATO LA TESTA A UNO DA SORAGIO

Perduto la Roccha a Pelago, subito il dicto Obizo acostandosi co' ribelli di Luccha, ordinò con alcuni da Soraggio della vicaria di Camporegiana, tractare contra il comune di Luccha. Infra quali fu uno Martino Guerra, il quale lui, insieme con alcuni  altri del suo comune, trovandosi con Opizo e alcuna volta con Lando Moriconi et con messer Karlo Ronghi di Luccha a Pisa, disponendo e ordinando molto; le quali cose così ordinate qui non mecto. Ma ben si dicie, che avendo i signori di Lucchasentimento  che il dicto Martino Guerra con alcuni erano iti a Opizo e a Pisa, et che s'erano trovati coi dicti, fu il dicto Martino preso. E confessato quello che in nel suo processo si contiene, al dicto Martino fu per lo capitano del popolo taglato la testa del  mese di maggio 1396. E non si procedeo ad altro, se non che sempre si seguìo la traccia ordinata. La quale era che l'usciti di Luccha aveano conducto a soldo il conte Iohanni da Barbiano con grande promissione, et che il dicto conte Iohanni dovea venire  in sul contado di Luccha, e allora i dicti usciti con lui, e in Garfagnana dovea scendere alcuno ciptadino, non ribello né uscito, con gente da piè e da cavallo; e dovea esser l'entrata e tracta di tali genti a dì 18 giungno in 1396. Et venuti,  dovea il comune di Pisa porgere a tucto mani con denari et gente, e non si dicie l'ordine tucto ; ma tanto si dicie che pensavano avere i dicti usciti Luccha e 'l contado di tracta.

COME LO COMUNE DI LUCCHA PRESE
LO CHASTELLO DI SANTO ANDREA DEL FRIGNANO

E cavalcando il castello di Santo Andrea, e quine conbactendo, non aquistando in nel primo assalto niente, ma piutosto de' Lucchesi vi funno molti feriti, et ritornando a rieto, venne della terra uno veretone e percosse in nel volto Martello da Silicano  della vicaria di Camporegiana, capitano della prima cerna, il quale di subito del dicto colpo morìo. E di lui fu molto danno, però che era homo valente in tucte cose. Vedendo i capitani che non giovava il combactere, diedero il guasto al grano,  e disseno volersi partire, mectendo certo aguàito alla terra. Diché li homini di Santo Andrea uscirono fuori, pensando esser sicuri; e quando funno dilungati alquanto, la gente di Luccha che era nell'aguàito, si misse tra loro e la terra, ritornando  le altre brigate arieto di Luccha. Et così ebbero presi gran parte delli homini del castello di Santo Andrea; per la qual prezura quelli che erano rimasi in nel dicto castello, non vedendo potersi difendere, perché aveano la maggior parte delli  loro homini perduti, e anco perché i presi non fussero morti, deliberònno arendersi e darsi a Luccha con certi pacti; li quali non molto tempo apresso i dicti pacti non furono observati per buono rispecto. Et a questo modo s'ebbe il castello di  Santo Andrea, avendo prima dato il guasto al grano. E a exemplo di ciò, è bene che quando l'uomo è a guardia d'alcuna fortezza di pogo numero di gente, quelli ritenere dentro a buona guardia e lassare l'uscir fuori; però ch'elli è più  senno.


COME LUCCHA PRESE LO CHASTELLO DI
FIUMIGNATICO

Avuto e fornito Santo Andrea, si cavalcò a Fiumignaticho, e quello combattendo, dando e tollendo, difendendosi quelli della terra valentemente, molti di quelli di Luccha e de' loro di guerectoni et com pietre ferendo, rimforsando sempre quelli di Luccha  la bactagla, alla fine il dicto castello di Fiumignatico per forsa di battagla s'ebbe.


COME FUNNO APICCATI DUE

Et entrato dentro, quello rubbòro e li homini presero pregioni, mettendo a boctino ogni cosa. E di genti di Luccha il dicto castello fornìono. E come si dicie delli altri luoghi, così di questo si dicie che a' grani fu dato il guasto. E all'avuta  di tale castello, trovònno che quine si riducèa alla guardia, a pititione d'Opizo, uno Bandino da Sexto di Moriano, nimico e sbandito di Luccha. Il quale trovato insieme con uno compagno, i dicti capitani lassù a uno paio di forchi appicchare  fenno.


CHOME LO COMUNE DI LUCCHA PRESE
BARAGASSO E LA ROCCHICIUOLA

E mentre che tali cose si faceano, non volendo spectare il guasto né le bactagle, il castello di Baragasso e la Rocchiciuola si dienno al comune di Luccha con certi pacti: et così quelle di genti di Luccha funno fornite. E cavalcarono le brigate  di Luccha a Vagli, e quine dienno il guasto al grano e all'altre cose.


COME LUCCHA EBBE MONTE CASTAGNARO

E poi cavalcarono a Monte Castagnaro, e quine combattendo vigorosamente la gente di Luccha, e quelli della terra valentemente defendendosi, molti, dell'una parte e dell'altra funno feriti. Alla fine, la gente di Luccha col fuocho si cacciònno sotto  alla terra, non guardando né avendo paura di pietre, balestra né altro, in tanto che il fuocho s'aprese in nella terra. Per la qual cosa la gente di Luccha ebbero la terra e quella rubbòro, arsero, e le fortezze, torri e mura disfecero, e tucti  li homini che camparono menarono pregioni, e molti ve n'àrzeno maschi e femine. E a questo modo funno conci li amici d'Opizo, et dienno il guasto al grano. E volendo andare più innanti, ebero i dicti capitani lèttore da' signori di Luccha che  tornassero, però che già erano giunte le genti nimiche col conte Iohanni da Barbiano. E così i dicti capitani tornòrò, menandone tucti i pregioni. E narrato al colleggio et al consiglio tucto ciò era seguito, doppo alquanti giorni, non  obstante le promissione facte, per buona cagione si mandònno a disfare il castello di Santo Andrea e Fiumignatico con tucte loro fortezze et case. E quelli pregioni che funno menati, il comune di Luccha li riscosse e mandonelli in Frignano.


COME LE GENTI DI LUCCHA CAVALCARONO
A VICO PISANO, E ARSENO LO BORGO DI VICO E PRESERO
ALQUANTI PREGIONI ET BESTIE GROSSE

Dapoi, a dì ultimo luglo, chavalcaron le genti di Luccha a Vico Pisano, et quine presero tre pregioni e alquante bestie grosse, et arsero il borgho di Vico Pisano. Et se non che sopragiunsero le genti del dugha di Milano, cioè le brigate del conte  Alberigo e gran conistabile, molto più danno arèno facto le genti di Lucha che non fero. Però che quelli di Luccha erano più che cavalli .C. e più di .CC. fanti. Ma perché le dicte genti sopragunsero, fu di necessità che le brigate  di Lucha tornassero co' pregioni e bestiame. E non stante che apresso a Lucha sia guerra e co' Pisani convegna Lucha gueregiare, ancora dalla lungha altri cercha Luccha e 'l suo contado danegiare. E pertanto dicto che a di ultimo luglio vennero da Chastellarano  del Frignano alquanti nimici di Luccha in ell'alpe di Santo Pellegrino presso al Silico, e co loro alcuno famiglio d'Opizo da Montecharugli; li quali come funno giunti tolsero di su la dicta alpe molto bestiame minuto in numero più di .MM., le quali  guidarono verso la Roccha a Pelago. Di che sentendo ciò li huomini del Silico e quelli circustanti sonando a martello, trassero dirietro a dicti mafactori. Fra i quali che trasse fu Iohanni Farsecti dal Silico con circha homini 40, li quali perseguitando  la traccia trovònno li dicti essere passati socto la Roccha a Pelago. E seguendo la traccia fine alla Rocchecta e Baragazzo e quine trovando essere passati, faccendo stormegiare e richiedendo quelli da Rivolunata amici di Luccha, traendo socto Mezolare  e Mecongno, presso al molino che è a Mocogno, e quine sopra giungendo le dicte bestie e homini, quelli di Luccha percotendoli, fu di necessità la dicta preda lassare; e morti du de' dicti nimici di Luccha, li altri fugiendo, la brigata di Luccha  tornarono sani et salvi col bestiame che era stato tolto, a dì primo ogosto in 1397.


COME FU FACTO VENDECTA PER LO COMUNE DI
LUCCHA D'UNO DE' TRADITORI DALLA ROCCHA A PELAGO

Ora lassiamo di contare della dicta pratica, e conteremo dell'altre cose. Come è stato contato più innanti che Bon Nicola dalla Roccha a Pelago con certi altri tradìono la Roccha a Pelago e quella feceno venire in nelle mani di Opizo da Montecharugli,  di che da poi a dì .XI. ogosto in 1397, il dicto Bon Nicola, come traditore, fu ucciso presso alla dicta Roccha per Piero di maestro Simone e alcuni altri usciti della dicta Roccha, a pititione del comune di Luccha. Et così il comune di Luccha di  tale traditore si vendicò.


COME A LUCCHA E PER TOSCANA FU MORIA

Li cieli e ogni pianeto, dimostrando segno di minaccio contra la natura humana, oltra le guerre e maximamente in questa misera patria di Ytalia e altro', ànno minacciato & dimostrato segno di morìa... Ché del mese sectembre quazi all'uscita in  1399 si principiò tale morìa in nella ciptà di Luccha, che alquanti ne morìono. E perché erano persone da
farne memoria quelli che prima il colpo di tal moria sentìro, conterò che essendo rimasti quattro garzoni d'età d'anni .XVIII. il magiore, figluoli che funno di Orlando et Valeriano figluoli che funno do messer Arrigo et di messer Valerano figluoli  di messer Chastruccio Interminelli dugha et signore che fu di Luccha, com'è stato contato ; essendo li dicti garzoni in nella ciptà di Luccha del dicto mese, la morìa li percosse im forma che tucti e quatro, in meno di .XV. dì, Idio li chiamò  a sé con morire alquanto della lor famigla. E qui finisceno li discendenti per linea maschulina del dicto messer Chastruccio dugha; e così la dicta morìa à cominciato a dannifichare la ciptà di Luccha e 'l contado; pregando Idio che salvi  questa patria se li è suo piacere.


© 2023    Ass. Volontaria Pro Rocca
Roccapelago (MO) C.F. 92002160361
Torna ai contenuti